MARTA VENICA
Sono quella bambina che si divertiva a correre fra i filari, con i fili d’erba che le sfioravano il viso. Sono cresciuta in mezzo alle vigne, a contatto con l’uva e con la terra.
A mano a mano che proseguivo negli studi e nelle esperienze, prima alla facoltà di Viticoltura ed Enologia all’Università di Udine e poi nel mondo, partecipando a più vendemmie, il desiderio di
voler diventare una viticoltrice diventava sempre più forte.
Mentre osservavo ed imparavo, capivo la strada che avrei voluto intraprendere: quella dell’autonomia e della libertà.
Dopo appena un anno dal termine degli studi, gestivo la mia prima parcella: un piccolo appezzamento, dove poter crescere sperimentando. Una crescita personale, oltre che professionale, che nell’errore ha sempre visto un’opportunità di miglioramento.
In campagna ed in cantina, ho abbracciato i principi della biodinamica, con la volontà di preservare l’energia primordiale insita nei grappoli d’uva. Essi sono materia viva, generata dalla linfa che scorre nei rami e nelle foglie, così come il sangue fluisce lungo arterie, vene e capillari. Per me, coltivare la vite è imparare a coltivare la vita.